domenica 3 maggio 2015

L'istruzione nel ghetto

Nei territori occupati dai nazisti, in particolare dalla Polonia vennero costruite centinaia di scuole e di corsi clandestini all'interno dei ghetti. Le lezioni venivano tenute in diversi appartamenti e seminterrati e gli studenti si spostavano da uno all’altro, nascondendo i libri sotto i vestiti. Gli Ebrei portarono clandestinamente testi e manoscritti all’interno di molti ghetti, affinché venissero messi al sicuro, e aprirono anche numerose biblioteche clandestine. In molti quartieri ebraici vennero costituiti archivi segreti che conservavano i diari e altri documenti sulla vita quotidiana nel ghetto, scritti segretamente e poi raccolti e messi al sicuro dagli abitanti stessi. Questi sforzi servirono a raccogliere le prove della situazione degli Ebrei nell’Europa occupata e cercarono anche di riaffermare il senso di una comunità ebraica, della sua storia e della sua civiltà, combattendo così contro l’annientamento sia fisico che spirituale. Il più noto di questi archivi fu quello del ghetto di Varsavia, nome in codice Oneg Shabbat (“Gioia del Sabbath”) fondato dallo storico Emanuel Ringelblum (1900-1944). Alcuni dei contenitori con all’interno i materiali dell’archivio vennero recuperati dalle macerie del ghetto dopo la guerra. Le carte ritrovate costituiscono documenti di grande valore sulla vita e la morte all’interno del ghetto.
Tra queste, quella segreta di Cestokova in Polonia che aveva più di 1000 lettori. Gli attivisti crearono una biblioteca anche nel ghetto di Theresienstadt, vicino a Praga, che conteneva 60.000 volumi. Questi archivi, insieme a molte altre raccolte più piccole di documenti, contengono testimonianze insostituibili sulla vita quotidiana nei ghetti.
Nel 1939 furono chiuse tutte le scuole Ebraiche di Varsavia.
Nel 1940 Tcherniakow presentò un progetto per la riapertura delle scuole Ebraiche al supervisore dell'istruzione a Varsavia per conto del governo tedesco; questo progetto prevedeva l'istituzione di dormitori per gli studenti, su impegno dello Judenrat in collaborazione con l'organizzazione di assistenza interna Ebraica, per la fornitura di alimenti e vestiario ai ragazzi e per assicurare una condizione sanitaria accettabile. Quest'ultima parte della proposta fu usata dalle autorità di occupazione come scusa per rifiutarla, e questo appello, così come i precedenti, venne lasciato senza risposta.
Nell'agosto del 1940 il governatore della regione, Hans Frank, ordinò la riapertura delle scuole Ebraiche e degli istituti professionali sotto la supervisione dello Judenrat, a Varsavia vennero aperti ufficialmente solamente alcuni corsi professionali, e gli organismi governativi locali impedirono l'apertura delle scuole.
Poiché gli sforzi per ripristinare la rete del sistema scolastico per vie legali rimasero infruttuosi, gli Ebrei ricorsero alle vie illegali. L'istruzione segreta si svolgeva generalmente nelle cucine per bambini, l'istruzione aveva luogo in 6 su 25 cucine attive. Il programma di studi venne stabilito da insegnanti aggregati allo staff dei lavoratori delle cucine. Questo tipo di istruzione fu in grado di coinvolgere solo su una piccola parte dei bambini e dei giovani in età scolare si arriva fino a mille, duemila ragazzi su decine di migliaia presenti nella fascia della scuola dell'obbligo.

Oltre che nelle cucine furono organizzati gruppi di studenti che facevano lezione nelle abitazioni, su iniziativa dei responsabili di condominio e di associazioni private. I ragazzi pagavano piccole somme di denaro per studiare, i libri di studio venivano copiati in vari modi e ritagli di carta di ogni genere davano il cambio ai quaderni. La natura clandestina dello studio e la sua natura precaria furono un incentivo alle motivazioni degli studenti.