Nei
territori occupati dai nazisti, in particolare dalla Polonia vennero
costruite centinaia di scuole e di corsi clandestini all'interno dei
ghetti. Le lezioni venivano tenute in diversi appartamenti e
seminterrati e gli studenti si spostavano da uno all’altro,
nascondendo i libri sotto i vestiti. Gli Ebrei portarono
clandestinamente testi e manoscritti all’interno di molti ghetti,
affinché venissero messi al sicuro, e aprirono anche numerose biblioteche clandestine. In
molti quartieri ebraici vennero costituiti archivi segreti che
conservavano i diari e altri documenti sulla vita quotidiana nel
ghetto, scritti segretamente e poi raccolti e messi al sicuro dagli
abitanti stessi. Questi sforzi servirono a raccogliere le prove della
situazione degli Ebrei nell’Europa occupata e cercarono anche di
riaffermare il senso di una comunità ebraica, della sua storia e
della sua civiltà, combattendo così contro l’annientamento sia
fisico che spirituale. Il più noto di questi archivi fu quello del
ghetto di Varsavia, nome in codice Oneg Shabbat (“Gioia del
Sabbath”) fondato dallo storico Emanuel Ringelblum (1900-1944).
Alcuni dei contenitori con all’interno i materiali dell’archivio
vennero recuperati dalle macerie del ghetto dopo la guerra. Le carte
ritrovate costituiscono documenti di grande valore sulla vita e la
morte all’interno del ghetto.
Tra
queste, quella segreta di Cestokova in Polonia che aveva più di
1000 lettori. Gli attivisti crearono una biblioteca anche nel ghetto
di Theresienstadt, vicino a Praga, che conteneva 60.000 volumi.
Questi
archivi, insieme a molte altre raccolte più piccole di documenti,
contengono testimonianze insostituibili sulla vita quotidiana nei
ghetti.
Nel
1939 furono chiuse tutte le scuole Ebraiche di Varsavia.
Nel
1940 Tcherniakow presentò un progetto per la riapertura delle scuole
Ebraiche al supervisore dell'istruzione a Varsavia per conto del
governo tedesco; questo progetto prevedeva l'istituzione di dormitori
per gli studenti, su impegno dello Judenrat in collaborazione con
l'organizzazione di assistenza interna Ebraica, per la fornitura di
alimenti e vestiario ai ragazzi e per assicurare una condizione
sanitaria accettabile. Quest'ultima parte della proposta fu usata
dalle autorità di occupazione come scusa per rifiutarla, e questo
appello, così come i precedenti, venne lasciato senza risposta.
Nell'agosto
del 1940 il governatore della regione, Hans Frank, ordinò la
riapertura delle scuole Ebraiche e degli istituti professionali sotto
la supervisione dello Judenrat, a Varsavia vennero aperti
ufficialmente solamente alcuni corsi professionali, e gli organismi
governativi locali impedirono l'apertura delle scuole.
Poiché
gli sforzi per ripristinare la rete del sistema scolastico per vie
legali rimasero infruttuosi, gli Ebrei ricorsero alle vie illegali.
L'istruzione segreta si svolgeva generalmente nelle cucine per
bambini, l'istruzione aveva luogo in 6 su 25 cucine attive. Il
programma di studi venne stabilito da insegnanti aggregati allo staff
dei lavoratori delle cucine. Questo tipo di istruzione fu in grado di
coinvolgere solo su una piccola parte dei bambini e dei giovani in
età scolare si arriva fino a mille, duemila ragazzi su decine di
migliaia presenti nella fascia della scuola dell'obbligo.
Oltre
che nelle cucine furono organizzati gruppi di studenti che facevano
lezione nelle abitazioni, su iniziativa dei responsabili di
condominio e di associazioni private. I ragazzi pagavano piccole
somme di denaro per studiare, i libri di studio venivano copiati in
vari modi e ritagli di carta di ogni genere davano il cambio ai
quaderni. La natura clandestina dello studio e la sua natura
precaria furono un incentivo alle motivazioni degli studenti.